Imposta sulla seconda casa: ecco una guida esaustiva
Nel nostro Paese, rispetto ad altri Stati europei, sono tantissime le tasse o le imposte che gravano sui cittadini e su diversi generi di servizi. Se alcune sono assolutamente giustificate, altre rappresentano dei balzelli che molta gente fatica a comprenderne l’esistenza e di conseguenza anche il pagamento. La maggior parte di esse, comunque, serve allo Stato per fornire in maniera gratuita dei servizi all’intera collettività.
Tra le diverse imposte presenti in Italia, coloro che hanno avuto modo di acquistare un’abitazione o di prenderla in locazione avranno sicuramente sentito parlare di quella di registro. A parte tali specifiche situazioni, tuttavia non molti ne conoscono la finalità. Cerchiamo quindi di capire cosa sia in generale e, in ambito immobiliare in particolare, in cosa consista l’imposta di registro sulla seconda casa, un balzello davvero costoso che diversi italiani hanno dovuto pagare in alcuni casi.
Cos’è in generale tale tipologia di tributo
L’imposta di registro non è altro che una sorta di tributo che si deve versare allo Stato quando viene effettuata una registrazione di una scrittura, sia essa sotto forma di atto pubblico che privato. Questa trae origine dalla volontà o dall’obbligo (in altri casi) per le persone di iscrivere alcuni atti particolari presso un registro pubblico, al fine di non poterne più modificare la data e soprattutto il contenuto. E tale iscrizione è soggetta ad un pagamento.
Quella di registro è, in pratica, un’imposta indiretta, cioè colpisce un trasferimento di ricchezza, come ad esempio può essere l’acquisto di un immobile ed è connessa al valore del bene oggetto dell’atto. Quest’ultimo può essere una scrittura privata, una sentenza, un documento costitutivo di un’impresa, un decreto o un contratto. Il registro su cui vengono annotati poi è gestito dall’Agenzia delle Entrate.
Tale genere di tributo si determina sui valori di mercato dei beni e su quelli patrimoniali presenti nell’atto ed è alternativo rispetto all’Iva. In altre parole, per quegli atti che sono sottoposti ad Iva non si deve versare l’imposta di registro, tranne in alcuni casi particolari e riguardanti sempre l’ambito immobiliare.
Questa imposta in caso di acquisto di una seconda abitazione
Per coloro che si ritrovano a dover comprare un secondo immobile, l’imposta di registro varia in base a diverse situazioni e a quale sia il soggetto venditore. Comunque, è bene ricordare che le agevolazioni previste per tale tassazione e relative all’acquisto della prima casa non valgono nell’ipotesi di acquisizione di una seconda. Poi, come dicevamo, la quota da pagare varia se l’acquisto avviene da una società costruttrice oppure da un semplice privato.
Se si compra da una società, esistono due casi possibili: la prima è che tale vendita sia soggetta ad Iva (in ipotesi assai particolari) e quindi l’acquirente debba pagare obbligatoriamente un’imposta di registro fissa di 200 Euro. La seconda, invece, è che vi sia esenzione dall’Iva e di conseguenza si debba versare un’imposta proporzionale del 9% sul cosiddetto “prezzo-valore” dell’immobile oggetto di compravendita (che risulta differente dal semplice prezzo concordato tra le parti) e che non può essere mai minore di 1.000 Euro.
Tuttavia, è facoltà dell’acquirente richiedere che l’imposta venga calcolata sulla cifra di vendita effettiva dell’immobile stipulata col venditore. Comunque, tale quota proporzionale del 9% si deve pagare anche nell’ipotesi in cui si acquisti l’abitazione da un semplice privato.
Il metodo del prezzo-valore e come si effettua il pagamento
In sintesi, adottando il sistema del “prezzo-valore”, a cui abbiamo accennato prima, l’imposta di registro si determinerà sul valore catastale dell’immobile anziché sul prezzo di vendita concordato tra le parti e tale metodo permette di ottenere, in alcuni casi, dei vantaggi anche economici. In pratica, il valore catastale dell’abitazione si ottiene moltiplicando la sua rendita catastale, rivalutata del 5%, per il coefficiente 120. Il 9% del risultato ottenuto sarà l’imposta di registro che l’acquirente dovrà pagare.
Per quanto riguarda il versamento di tale genere di imposta, esistono alcune metodologie e che possono variare anche in base al tipo di atto da registrare. Comunque, nel caso di compravendita di un immobile, è possibile effettuare un pagamento sia attraverso un tradizionale modulo F24 cartaceo e sia per via telematica, utilizzando il sito dell’Agenzia delle Entrate.